In seguito a questo mio post:
http://artigianidellenuvole.blogspot.com/2011/10/comics-creators-for-free.html si è innescato su
Facebook uno scambio di opinioni che ritengo interessante. Per evitare che il tutto si
perda, nel f
ast food internettiano, ripropongo qui il tutto, nella speranza che
altri si uniscano dicendo la propria…
Ho letto il tuo post e gli interventi anche
illuminanti dei commentatori. Mi sta salendo una gran rabbia a pensare a come
la nostra categoria è rappresentata in tv e nella società in generale...e il
discorso sul bisogno di una divisione del fenomeno cosplayer dal nostro settore
è assolutamente giusto, vitale direi, altrimenti non compariranno mai servizi
nelle tv italiane come quello di Angouleme che hai postato. Chi fa il nostro
lavoro dovrebbe mettersi insieme e farsi sentire da chi organizza queste
manifestazioni.... ma sembra solo un'utopia...lì la fa da padrone solo il dio
denaro.
Mirko Perniola:
verissimo!... Il problema è che se un singolo autore, o anche una manciata di
autori si inalberano e protestano, le cose non cambiano. Dovrebbero essere le
case editrici (ad iniziare dalla nostra...) a chiedere maggiore
differenziazione!
Attenzione, non sto parlando di eliminare i cosplay, che comunque portano
indotto all'organizzazione, ma semplicemente di creare una separazione tra
l'elemento culturale e il fenomeno di costume, perché i due non vengano
confusi, o il secondo eclissi il primo.
Perché senza uno sviluppo e un sostegno del valore culturale delle professioni
che girano intorno a fumetti, cartoni animati e giochi, il fenomeno di costume
cesserebbe di esistere!
Insomma, se i creativi resteranno nell'immaginario comune lavoratori di serie
B, la qualità di fumetti, cartoni e giochi scadrà, automaticamente venderanno
meno, e anche il fenomeno di costume svanirà. Non credo che succeda a breve, ma
è una catena! Affonda il primo anello, e gli altri seguiranno, prima o poi...
Scrive
Linda
Conti: Caro Mirko, annosa questione e anche abbastanza antipatica. Almeno
per me. Perchè il più delle volte il problema non è il cosplayer che dedica
parte della sua vita (e delle sue finanze) a una o più testate il problema, ma
l'autore, che alla domanda "ma tu sei un artista?" lui risponde:
"macchè, io sono un ragazzo di bottega, un artigiano, al massimo, mica un
artista!". Quindi? Al massimo produci artigianato, non opere d'arte. Prova
a chiedere all'ultimo scrittore alla fiera di Torino se pensa di essere il
garzone dell'editore oppure se pensa di essere uno Scrittore! In Giappone il
Cosplay è parte del mondo fumetto, che non è certo piccolo. Poi c'è anche il
problema che i cosplayer si vestono da One Piece o Bleach, non certo Tex o
Zagor (anche se qualche attempato signore che ci prova si incrocia). E questo
la dice lunga sull'appeal del nostro maggior editore rispetto ai giovanissimi
(consumatori che sarebbe bene tenere più in considerazione...). IMO,
naturalmente.
Mirko Perniola: Linda, ma infatti io non dico che il cosplayer sia un problema, ci mancherebbe! Ce ne
sono di meravigliosi e di patetici, non voglio certo fare di tutta l'erba un
fascio! Anzi, ad essere onesti, rispetto a 20 anni fa la qualità del cosplay è
sicuramente migliorata!
Io critico gli organizzatori che fanno un unico calderone
dove, ciò che salta all'occhio, è solo il colorato cosplayer, credo solo sia
meglio per tutti trovare un sistema per dare risalto, in una manifestazione che
sulla carta si chiama (pinco pallino) Comics, sia a chi fa cosplay che a chi
lavora nel campo del fumetto, senza che l'uno eclissi l'altro.
Poi, per quanto riguarda il discorso di "fare
l'artigiano" io l'ho sempre affermato, per il semplice motivo che oggi
tanti, troppi si fregiano dell'aggettivo "artista" dimostrandosi poi
dei crostari indegni o dei parolieri da Bacio perugina. Il web né è pieno.
Artista oggi, significa "faccio quel ca**o che mi pare
senza seguire le regole" che poi si riduce tutto in "non ho voglia di
fare fatica"!
Ecco, io non voglio autodefinirmi artista, finché rischio di essere confuso con
questa gente.
Devono essere i miei lettori a dire se io sono o non sono un artista in quello
che faccio... d'altro canto, anche Antonio Stradivari era un bottegaio!
Ultima riflessione sulla mancanza di impegno promozionale della SBE: hai
ragione, continuiamo a ripeterlo tutti, ma... il discorso è lungo, e ti rimando
a questo mio post:
http://artigianidellenuvole.blogspot.com/2011/08/il-sesso-degli-angeli.html
Scrive
Linda
Conti: Eh, ma se vuoi essere preso in considerazione non dico come Madonna,
ma almeno come Eco... insomma, TIRATELA UN PO'! ;) Certamente c'è un grosso
problema interno all'ambiente, ma il fallimento dell'incontro dell'anno scorso,
proprio a Lucca, la dice lunga... o no?
Linda, non mettertici anche tu! Ho già mia moglie che mi
martella con questa solfa ogni giorno! :)
Avete sicuramente ragione, ma credo che la boria e la
spocchia che servono per tirarsela, siano tratti caratteriali... io non li ho!
Discorso a parte è relativo all'editore... Marvel e DC hanno
sempre e solo maestri, fenomeni, artisti eccezionali!... così almeno affermano
da decenni e, alla fine, la gente ci crede sia che sia vero sia che non lo sia.
La SBE non ha mai fatto questa politica, e oggi ne raccogliamo i frutti in
termini di credibilità al di fuori del mondofumetto.
Lo dico con rabbia, ma non per me, ma per gente come Claudio Villa, Michele
Medda, Alfredo Castelli o Tiziano Sclavi (tanto per fare qualche esempio) gente
che non se l'è mai tirata, anche se avrebbe avuto tutto il diritto di farlo, e
che oggi risulta essere meno famosa di un Alan Moore o di un Frank Miller,
anche se ne ha le capacità stesse, o superiori!
A proposito, Linda, non ricordo, a quale fallimento d'incontro
ti riferisci?
Linda Conti
Ci fu quel tentativo di portare autori e editori a parlare, tutto il web era
infiammato, blog incandescenti ecc. soprattutto sul tema (sacrosanto) dei
contratti. Ma credo si siano tirati indietro in parecchi, all'ultimo momento, e
che non sia emerso nulla di efficace.
Poi, da un lato il mondo del fumetto è bello proprio perchè
è informale e il contatto tra lettore e autore è alla portata di tutti.
Esempio: io e mio marito eravamo fan di un'autrice e siamo diventati molto
amici (era anche al nostro matrimonio, per dire) e credo non sia assolutamente
una storia originale. Il che, appunto, è un bene. Ma è anche un limite, perchè
non sono sicura che un cambiamento di stile sarebbe accettato. D'altra parte,
non si può volere la botte piena e la moglie ubriaca: più soldi e fama può
significare anche meno contatto col pubblico e con i fan...
Le vostre voci arrivano sottoterra, dove lavoro io...allora.
Mi hai evocato, Mirko, ed eccomi qua.
Cosplay: logico che se la televisione si interessa al
fumetto e mette in primo piano i cosplay è perchè:
1) del fumetto in quanto media non gliene frega una
cippa
2) fa più spettacolo immediato una sfilata di gente in
maschera che un disegnatore mentre disegna
Ergo: per la TV, fumetto uguale cosplay.
C'è fumetto e fumetto. C'è il fumetto che si presta al
cosplay e quello che non si presta. Un avvocato, un ragioniere di cinquant'anni
, lettore di Tex,vestito da Tex non ce lo vedo e si vergognerebbe anche un pò.
Una ragazzina vestita da Pickachu rappresenta bene anche la sua età.
Allora il fumetto è solo quello che "produce"
cosplay?
A mio parere no.
I cosplay sono una bella e colorata cornice che da allegria
alle manifestazioni fumettistiche, ma non dovrebbero prendere il sopravvento
sul fumetto, anche perchè se non c'è "fumetto" non c'è manco cosplay.
Discorso Bonelli.
La filosofia della casa editrice si può definire in tanti
modi. Oggi si vorrebbe a fianco di ogni azienda l'aggettivo vincente e
aggressiva sul mercato. Paradossalmente proprio la mancanza di queste
"qualità" l'hanno fatta arrivare fino ad oggi con un
"patto" tra lettori e casa editrice: ti do solo storie scritte e
disegnate ogni mese, senza pubblicità nè occulte,nè palesi. Quello che compri è
tutto nell'albo che porti a casa.
Chi ci lavora sa che non è "libero" di fare ciò
che vuole, ma deve stare in confini stabiliti da un rapporto di "comunicazione"
instaurato dalla casa editrice e il lettore da tanto tempo. In questa ottica
chi ci lavora non può definirsi un "artista", perchè l'artista fa
quello che vuole, quando vuole e come vuole. Chi lavora per il fumetto,
soprattutto Bonelli, è un artista che presta la sua arte per uno scopo: rendere
bello un racconto.
Se la vediamo in questa ottica la definizione di
"artigiano" non è sminuente: erano artigiani anche quelli che han
costruito le basiliche, le chiese e hanno fatto lavori straordinati, con sapienza
e amore: l'artigiano è colui che maneggia l'arte per metterla a servizio. E se
non la sai domare come fai a metterla a servizio?
Dovrebbe essere considerata una qualità in più, ma chi
glielo spiega a quelli della televisione?
Mi fermo qui e valuto i danni che ho fatto, poi, casomai,
riprendo...
Applausi a scena aperta per l'intervento di Claudio, in
particolare per la sublime definizione di artigiano, sia in senso generale che
ancor di più nel fumetto.
Io, e parlo da lettore, vorrei sempre che "chi lavora
per il fumetto, sia un artista che presta la sua arte per uno scopo: rendere
bello un racconto."
Questo talvolta viene dimenticato: un fumetto è un RACCONTO,
non un esercizio di stile. E come tale deve essere fruibile. Magari a più
livelli, ognuno dei quali può richiedere un maggiore sforzo da parte del
lettore (che ne avrà però anche maggiore goduria), ma sempre all'interno del
narrare.
Forse qualcuno non sarà d'accordo, ma io penso che un
artista che va libero solo inseguendo la sua arte, sia in realtà meno
"bravo" di uno che cerca di imbrigliarla, facendo quindi più sforzo,
ma rendendola fruibile dal maggior numero possibile di lettori.
Per me un "grande" è chi riesce a fare questo
sforzo mantenendo il più alto quantitativo di "arte" inserita nel
racconto.
In questo senso alla Bonelli gli esempi si sprecano, e per
questo ne ho sempre sposato in toto la filosofia.
Vorrei aggiungere poi delle considerazioni sulla CONVENIENZA
ECONOMICA della separazione delle fiere.
Dunque, prima di tutto io vorrei sapere quanti di questi
cosplayer che sono in giro per Lucca hanno pagato il biglietto, perché
dentro gli stand non si vedono certo quelli che sono fuori. Quindi se la manifestazione
fosse a pagamento dentro un Palazzetto come ai tempi, una barca di persone già
non ci sarebbe più, come infatti è in altre manifestazioni fumettistiche
"al chiuso".
Ma anche in queste, i numeri sono ormai talmente elevati che
tutti insieme diventa un delirio lo stesso.
Per questo ribadisco come unica soluzione la separazione:
Pincopalla comics (e games, al massimo) in certi giorni, Pincopalla cosplayer
in altri.
E ci guadagnerebbero pure di più.
Mettiamo che su 10 visitatori attuali ce ne siano:
3 che vengono solo per i fumetti
3 che vengono solo per i cos player
4 che vengono per entrambi.
Bene, Pincopalla comics avrebbe 7 partecipanti anziché 10 e
così Pincopalla cosplayer.
Ci sarebbe meno calca in entrambe le fiere e
l'organizzazione avrebbe venduto 4 biglietti in più su 10!
Per non parlare dei ristoranti e alberghi che
moltiplicherebbero le vendite!
E vissero tutti felici e contenti, tanto semplice...