martedì 24 gennaio 2012

I pity the fool!


Ho pietà per gli sciocchi, diceva Mr T… e detto da uno che andava in giro con quella pettinatura e quell’abbigliamento sobrio, non poteva non strappare un sorriso ma, diciamocelo seriamente, avreste avuto il coraggio di contraddirlo, faccia a faccia?

In ogni caso, ultimamente ne condivido la filosofia perché, come spesso succede nel web, appena scrivi una cosa e questa viene travisata, non c’è modo di riportarla alla versione originaria.
Perciò ci provo qui con un post, in modo da poterci linkare chiunque risollevi di nuovo la questione.

Parlo nello specifico del numero 250 di Nathan Never, che inizia a germinare proprio a pagina 96 nel numero 248, in edicola in questi giorni.


Allora, il 250 di NN, è stato scritto a quattro zampe dal sottoscritto e dal Grande Capo Antonio Serra, e pennellato dal compare lucido craniato Sergio Giardo, uscirà tra un paio di mesate, e sarà uno starting point per la serie.
 
Attenzione, ho detto starting point, non reboot, per la santa vergine di Czestochowa!
Chiunque abbia detto “beh, che differenza c’è?” è pregato di infilarsi una maglietta con su scritto “picchiami” e andare a suonare alle tre di notte il campanello a casa di Chuck Norris…

Per gli altri il discorso dovrebbe essere chiaro.

Comunque, per i primi…
Il reboot è un riavvio, una ripartenza, un cancellare tutto quello che c’è stato in precedenza nella serie, ripartendo da capo. È quello che fa la Marvel quando pubblica un nuovo numero 1 in cui narra nuovamente le origini dell’Uomo Ragno (excusez-moi, oggi si dice Spiderman!), proprio come avverrà al cinema con il nuovo Amazing Spider-man, dove il film diretto da Marc Webb, con Andrew Garfield, racconterà nuovamente quello che già si era visto nel primo film di Sam Raimi con Tobey Maguire.
Semplice, no?
Mica tanto, perché per lo spettatore e per il lettore medio, ciò che è stato visto una volta è un fatto incontrovertibile!
Un celebre aneddoto lo cita lo sceneggiatore Peter David che (riporto a memoria) durante un viaggio in aereo, chiacchierando con la passeggera sedutagli a fianco, le disse di essere uno sceneggiatore di fumetti; nello specifico, in quel momento, stava scrivendo le storie dell’Incredibile Hulk. La donna rimase perplessa: era impossibile, perché lei aveva visto Hulk morire! Ovviamente si riferiva al film per la TV che chiudeva la serie L’Incredibile Hulk con Lou Ferrigno, in cui il mostro verde, cade da un elicottero in volo e muore (risate fuori campo…).
Per la donna, era inconcepibile che uno stesso personaggio, per di più visto “in carne ed ossa” in tivvù, potesse avere altre incarnazioni. Era morto e basta!
Per questo stesso processo mentale, lettori e spettatori si ritengono traditi quando si sentono dire dagli autori: “Ehi, tutto quello che hai letto o visto in questi ultimi anni lo spazziamo via… non è mai accaduto… insomma, stavamo scherzando!
No, non stavi scherzando prima, mi stai prendendo per il culo adesso!
Alzino la mano i giovincelli che ricordano la serie televisiva Dallas, circa 350 episodi in 13 anni, distribuito in tutto il mondo, con centinaia di milioni di spettatori! Ebbene, uno dei protagonisti, Patrick Duffy, dopo diversi anni di permanenza nella serie, si stancò del personaggio e volle provare altre strade; gli autori non trovarono di meglio che uccidere il personaggio. Duffy però non ebbe fortuna e chiese di rientrare. Beh, una cinquantina di puntate dopo la sua morte: sua moglie si sveglia nel proprio lettone e se lo trova di fianco addormentato, lo abbraccia, lo bacia, ed esordisce con un candido: “Sapessi che paura amore… ho sognato che eri morto!”.
Crollo di ascolti… ma tanto abbiamo centinaia di milioni di spettatori, chi se ne frega!

Ma allora che vantaggio c’è nel fare un reboot?
Il vantaggio c’è quando il pubblico ti segue da tanti, tanti, tanti anni, e intanto è cresciuto, ha cambiato i gusti, e magari le storie dei tuoi personaggi, per il lettore di vecchia data, perdono smalto perché continuano ad avere un target di età più bassa rispetto alla sua.
Ma se il tuo bacino di utenza, grazie a gadget, vestiti, videogiochi, cartoni animati ecc… deve essere ancora quello dei più giovani, allora è a loro che ti devi rivolgere. Ma non si può appassionare il nuovo lettore con una cosa subito troppo complicata, pretendendo che, per capirla, si vada a trovare centinaia di albi passati, spendendoci soldi, leggendo un mucchio di roba per lui vecchia e sorpassata… allora è l’editore che deve andare incontro al nuovo lettore, anche a rischio di perdere quello vecchio, e magari ripescando quello che si era perso un po’ di anni fa, perché non ci capiva più nulla tra spin-off, fill-in, what-if, gang-bang e tricche-tracche.
Ecco il perché si sceglie il reboot, il riavvio. Svecchiare il parco lettori, rinnovarlo.

Tornando a bomba, di nuovo: Nathan Never 250 non sarà un reboot!
Non sarà un reboot!
Non sarà un reboot!
Forza, ripetetelo come un mantra!

Perché NN250 sarà uno strating point.
Cioè?
Cioè un nuovo punto di partenza, un albo ideale per nuovi lettori, che ritroveranno dentro Nathan Never, l’Agenzia Alfa ecc… ma non avranno mai l’impressione di “essersi persi qualcosa”. Tutto ciò che è successo fino ad oggi è davvero successo e resta! Ned Mace ha ucciso Laura Lorring e rapito Ann Never, Andy Avilland ha ucciso Adija, Luke e le gemelle Ross sono morti durante la Guerra con le stazioni orbitanti, la guerra con Marte è appena finita ecc… ma le nuove storie verranno raccontate come se questi eventi non siano mai stati raccontati! Sono accaduti ma non sono stati ancora raccontati! Perciò, dove e se sarà necessario, si racconteranno con un nuovo punto di vista, con una nuova prospettiva, i pezzi degli eventi passati necessari a far sì che tutti capiscano tutto.

Per tornare ad un parallelismo cinematografico, quando sarà necessario faremo la stessa operazione che hanno utilizzato Zemeckis e Spielberg nella trilogia di Ritorno al Futuro.
Quando Martin torna per la seconda volta negli anni Cinquanta, noi vediamo nuovamente degli spezzoni del primo film, ma da angolazioni diverse.

Ecco perché non è un reboot.
Ecco perché, speriamo, il numero 250 e quelli immediatamente successivi, identificati nell’insieme con il nome cospirativo di NiNo (Nuovo Inizio NeverianO) possano essere identificati come l’inizio di una nuova era per la serie, appassionando nella lettura vecchi e nuovi lettori, proprio come ci siamo appassionati noi nel realizzarli!

13 commenti:

Patrizia Mandanici ha detto...

Sei stato bravissimo, temo però che ancora ci sia chi non ha ben capito...
In ogni caso perché oggi nessuno ha più pazienza? Aspettare la lettura dell'albo e poi, eventualmente, chiedere spiegazioni...

Mirko ha detto...

Ti dirò, a me questa mancanza di pazienza piace!
La febbrile attesa, il voler sapere, l'eccitazione per l'anteprima, è indice di apprezzamento per noi e per il nostro lavoro.
Vuol dire che quello che abbiamo fatto fino ad oggi è piaciuto, e i lettori non vedono l'ora di leggerci di nuovo! Siamo riusciti, senza imbrogli, a creare delle aspettative positive.
Insomma, è quell'appagamento che esiste solo in lavori creativi come il nostro; una forma di apprezzamento sincera e disinteressata.
;)

Patrizia Mandanici ha detto...

Sì, per carità, il brivido dell'attesa, la voglia di leggere subito il prossimo albo lo apprezzo e fa felice anche me, un po' meno il dare già giudizi anticipati su dei possibili contenuti...o no?

Mirko ha detto...

Beh, se sono supposizioni fatte solo per scambiarsi fantasie va bene, ma se sono giudizi, mi trovi assolutamente d'accordo!

Patrizia Mandanici ha detto...

Forse è una mia deformazione, una mia mancanza, non so, ma ho paura che il troppo fantasticare su una cosa che si attende (a parte il poter tracimare su giudizi anticipati, che in effetti riguarda solo una piccola minoranza di lettori), il voler costruire a tutti i costi una specie di proprio albo ideale, con trama e tutto, a volte possa poi avere come inevitabile sbocco una delusione tremenda: è chiaro che quello che noi autori si fa non potrà mai essere uguale a ciò che hanno immaginato i lettori preventivamente.
Sarà che io da giovane meno sapevo e immaginavo degli albi da comprare e più mi divertivo e mi sorprendevo quando poi apparivano in edicola...

Mirko ha detto...

Non parlerei né di deformazione, né di mancanza, semplicemente di approccio, dove ognuno ha ovviamente il proprio.

Io fantastico da sempre su quello che leggerò, farò, mi accadrà... che sia un albo a fumetti, una nuova palestra, un nuovo aggeggio tecnologico, una vacanza in famiglia.
Poi però riesco comunque a farmi assorbire completamente da quello che accade o quello che faccio.
Però, è anche vero che chiedersi il SE e il MA delle cose, è insito nel DNA di ogni sceneggiatore.

Tu, invece, preferisci farti stupire!

D'altronde è come quando si osserva uno spettacolo di illusionismo, c'è chi se lo gode senza chiedersi nulla, e chi cerca in tutti i modi di capire come ha fatto Copperfield a fregarlo... sono due modi diversi, e giusti, di godersi la stessa cosa.
:)

Patrizia Mandanici ha detto...

Sì, mi sa che hai ragione, l'importante è divertirsi; poi per quanto riguarda le aspettative deluse...pazienza, eh!

comativa ha detto...

Per me son cose diverse. Ovviamente è sbagliato giudicare su albi ancora non letti. Ma l'attesa a me mangia dall'interno proprio, ed è cosa diversa.
Prima di finire l'albo io già sono in attesa del prossimo. E ovviamente essere in attesa del 250 per un fan di NN penso sia normale no?
Cmq mirko, onestamente, io non ho capito nulla. Aspetteró..

Patrizia Mandanici ha detto...

Sì, ho poi chiarito che a me quello che mi lascia un po' perplessa non è l'attesa spasmodica (cosa molto bella per chi poi li disegna e li scrive questi albi) quanto l'immaginare già cosa ci sarà su quell'albo, con tanto di particolari: con questi pensieri in testa mi sembra sia più probabile la delusione - ma se non è così - se cioè questo non influenza il giudizio - mi scuso per il mio pessimismo!

comativa ha detto...

niente di cui scusarsi, figurati.
personalmente questo (l'immaginare) non mi rovina poi la lettura, me la rovina di più quando leggo una recenzione positiva o tutti mi parlano bene di qualcosa, poi di solito resto deluso. ma questo è un altro discorso.

Mirko ha detto...

Cara Patrizia, chi ci conosce, anche solo via web, ormai sa che un qualunque autore di Nathan, restando troppo in contatto con il Serra, si ritrova sempre un po' contagiato dal sul famoso Pessimismo Cosmico!
:D

Anonimo ha detto...

è indubbio che la serie Nathan Never è quella che, attualmente, ha in nuce le più grosse potenzialità narrative.

Mirko ha detto...

Sì, di carne al fuoco ne abbiamo messa tanta e, almeno per il momento, ci sembra che stia cuocendo bene!
:)