sabato 27 agosto 2011

Il sesso degli angeli

L’amico Lonewolf, utente del Nathan Never Forum, ha attirato la mia attenzione su questo post del blog di Roberto Recchioni, per sapere la mia in proposito...

Su un discorso simile, non si può che essere d’accordo, e da quel che sento chiacchierando coi miei colleghi, lo siamo (quasi) tutti, ma chiunque abbia un capo sa che la propria opinione, sull'azienda, vale meno della sua!

Insomma, se a Bonelli lo sfruttamento trasversale dei suoi personaggi fosse piaciuto, lo avrebbe attuato da tempo. Se non lo ha fatto fino ad oggi avrà i suoi motivi che, condivisibili o meno, sono quelli del capo.

Comunque, credo sia inutile discuterne tra noi, faremmo solo illazioni; l'unico che potrebbe dire la propria e Bonelli stesso, il quale ha sempre affermato pubblicamente di voler fare solo ed esclusivamente fumetti d'avventura, il resto lo lascia agli altri.

Qui però torniamo ad un discorso che mi capita di fare spesso e cioè domandare, discutere, arrabbiarsi, criticare, sull’operato e sulle scelte delle SBE, sia editoriali che commerciali.

L’errore però è concettuale. Non dobbiamo discutere della SBE, dei suoi personaggi e del loro sfruttamento, ma del fatto che non ci sia null’altro di simile!


Tex, Dylan e compagni vendono centinaia di migliaia di copie? Tex da solo vende, mediamente, più di Spiderman, Batman e Superman messi insieme? Significa che nel Belpaese ci sono autori validi e lettori interessati… allora come cacchio è possibile che non ci sia un editore, uno vero, di quelli col portafogli, pronti ad investire in questo settore? Gente come era Arnoldo Mondadori, gente con soldi a sufficienza per pagare non solo i tipografi (che quelli non lavorano gratis) ma anche gli autori (che quelli invece sì). Ma quando dico pagare gli autori intendo metterli in condizione di guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro, e non dandogli quattro spicci pretendendo anche un grazie! Altrimenti questo lavoro possono permettersi di farlo solo i “figli di papà” che non devono fare i conti alla fine del mese, che possono “esprimere la propria creatività” accontentandosi del ritorno d’immagine, senza un necessario ritorno economico.

Io sono entrato in Bonelli sei anni fa, prima (quando lavoravo di notte per scrivere di giorno o viceversa), proponendo i miei lavori gli pseudo-editori reagivano abbastanza male, sembrava quasi che, invece di prospettargli una collaborazione, gli stessi chiedendo la carità, perché… gli chiedevo soldi! Soldi per pagare il tipografo, beninteso, mica per pagare il mio lavoro. Oggi invece, sdoganato dall’amatorialità e passato la professionismo, mi propongono collaborazioni pagate (o strapagate se si riesce a mettere le mani su soldi statali o fondi europei); ma questo non perché il mio lavoro sia improvvisamente diventato migliore ai loro occhi, ma semplicemente perché pubblicandomi possono dire di avere un autore Bonelli tra le loro fila. Perché se Bonelli ti pubblica regolarmente sei uno fico, altrimenti sei un coglione!

Questo è il metro di misura di (quasi) tutti quelli che si improvvisano editori: non sono capaci di giudicare il lavoro degli autori, non ne capiscono le potenzialità, non hanno soldi per pagare gli autori, figurarsi avere soldi per pagare un editor che faccia il necessario lavoro di editing, o quelli per pagare un talent scout che abbia le competenze necessarie per capire se ciò che gli viene proposto può essere o meno un buon affare! Sembra che abbiano solo i soldi per pagare il tipografo, tirando qualche migliaia di copie, nulla di più.

Chi invece i soldi per fare tutto questo ce li ha (la Mondadori su tutte ma anche Rizzoli, Messaggerie, l’Espresso ecc… insomma i grossi editori) si interessa al fumetto solo per ristampe, senza mai creare una struttura dove si possano realizzare cose nuove e diverse da Disney/Bonelli, mai investendo nella ricerca, nella creazione, nella pubblicità, mai creando veri e propri multimedia franchise. I soldi per farlo li avrebbero, ma?... è di quel MA che, se si vuole, si dovrebbe discutere!

E considerate che le scuole del fumetto in tutta Italia sfornano circa 1000/1200 “nuovi fumettisti” all’anno, ce ne saranno di validi su cui investire, no?

Altrimenti ha ragione quella tizia che una volta mi disse: “In Italia pubblica troppa gente!... siete in troppi!... bisognerebbe impedire tutta questa libertà di stampa!

In sostanza, credo sia inutile continuare a lagnarsi se Bonelli “non fa questo o non fa quello” se ci devono girare le palle, dev’essere perché Bonelli sembra essere l’ultima, seria, casa editrice di fumetti rimasta in Italia!


6 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi sembra proprio una corretta osservazione, e specialmente ora (ultimi anni) che la computer grafica ha tolto energie al mondo della carta stampata.
Molti giovani (talentuosi e ora affermati) sono sbarcati direttamente a fare animazione o scrivere per tv/cinema.
Ma questo potrebbe essere un altro discorso.

Noi apprezziamo un intrattenimento (il fumetto) di nicchia.
Nonostante mille difficoltà, è un bene 2ndo me che ci siano 40enni a comprare albi Bonelli mensilmente. E' come essere tesserati con una squadra! (moolto meno violenti per fortuna)
Danilo.T il nicchio.

Rainulfo ha detto...

E io sono pure convinto che potrebbero esserci anche settantenni coi loro nipotini settenni a comprare fumetti, basterebbe ci fosse la giusta offerta che, soprattutto per i più piccoli, sembra ormai scomparsa! :(

Anonimo ha detto...

E' un terreno difficile. Sai che ci ho provato con un mio nipote anni fa ma non ho avuto molto successo.... è rimasto immerso con la ps3 o film animati. Colpa mia sicuro... sono stato poco bravo, ma una schiera di suoi amici facevano come lui, ed è difficile affermarsi quando il "gruppo" sceglie una strada.
Anzi, ora che mi viene in mente, proprio con i pokemon ha comprato il fumetto oltre al vario merchandising, ma dopo pochissimi numeri ha seguito solo la serie tv. Aveva 8-9 anni però!
Danilo.t

Rainulfo ha detto...

E' successa la stessa identica cosa anche a me, mio nipote oggi ha 14 anni e io gli regalo fumetti da quando è nato.
Ma c'è un errore di fondo... hai provato a far leggere fumetti a TUO NIPOTE!
I suoi genitori leggono i fumetti?
Mi verrebbe da dire di no.
Per quanto uno zio possa essere influente (e io lo ero, te lo assicuro!) se mamma e papà non riversano la stessa attenzione sui fumetti o, peggio, li snobbano, e lo stesso fanno gli amici, il messaggio che passa è "sono una stramberia dello zio" nulla di più, nulla di meno.
Insomma, l'amore per la lettura (fumetti o libri non fa differenza) nasce per imitazione, non per imposizione né per consiglio.

Anonimo ha detto...

E' come dici tu.
parola per parola. :(

Un nonno, in effetti, può essere più influente.

Rainulfo ha detto...

Se scrivo, oggi, è grazie (anche) a mio nonno!
Era un contadino pugliese, senza licenza elementare. Quando doveva controllare il pascolo delle pecore, si sedeva sotto una pianta a leggere Shakespeare...