giovedì 16 dicembre 2010

No Home


Su vari forum, mi viene sempre più spesso chiesto di raccontare aneddoti e curiosità relative alle mie storie.

Da qualche giorno è in edicola il ventesimo speciale di Nathan (vedi post precedente) e così oggi parliamo di No Home... Non Umano.

No Home è stato il titolo di lavorazione della storia finché non è stato deciso un titolo definitivo e più comprensibile.

Da cosa deriva No Home?

No Home è la traduzione di Non Umano (più precisamente Non Uomo) in Portuñol Riverense, il linguaggio che avrebbero dovuto parlare gli abitanti del Convertillo (primo su tutti Bolivar).

Il Portuñol è un linguaggio che si sta formando proprio in questi decenni, principalmente in Sudamerica, nelle zone in cui convivono popolazioni di lingua portoghese e spagnola (come Brasile e Uruguay per esempio); è un fenomeno più comune di quanto si pensi, considerando l’esistenza di ibridi simili come lo Spanglish e il Franglais...


Questi ultimi due però già li conoscevo, mentre, durante la stesura della prima parte del trattamento di Non Umano, non avevo idea dell’esistenza del Portuñol.

Così, una domenica a pranzo in famiglia, tra un bicchiere di rosso e uno spiedo di uccelletti con polenta, mio cognato Carlos, uruguayano, mi dà l’idea di inserire questo idioma tipico in un’ambientazione che si presta sia per collocazione geografica che per potenzialità di caratterizzazione; mi porta esempi e spiegazioni, che si trasformano da curiosità in vera e propria voglia di infarcire la mia storia di un elemento così curioso ma realistico.

Passo giornate a fare ricerche su internet, trovo vocabolari, frasari, racconti, grammatiche...

Purtroppo, però, considerando che stiamo realizzando un fumetto popolare, perciò indirizzato ad una massa di lettori eterogenea sia per età che per livello culturale, ogni termine portuñolense avrebbe dovuto essere spiegato, e scartata immediatamente l’idea di mettere una didascalia di traduzione in fondo a ciascuna vignetta, avevo optato per la realizzazione di un linguaggio misto, dove chi parlava Portuñol, sapendo di avere di fronte qualcuno che avrebbe potuto fraintenderlo, si sarebbe sforzato di farsi capire...

E il risultato avrebbe dovuto essere una cosa del genere:

NATHAN Avete l’abitudine di dare il benvenuto ai vostri conividados facendogli puntare addosso le armi?

BOLIVAR Dipende da quanto queste persone possano essere peligrosas… e vi assicuro che, qui al Convertillo De La Selva, essere pericolosi è una qualità muito apreciada!

SILVIA Ci state dicendo che se, per errore, ai vostri uomini partisse un colpo, dovremmo ritenerlo un complimento?

BOLIVAR Esatto!... sarebbe solo un cumplido!

BOLIVAR Volete svolgere una pesquisa… un’indagine… qui nel convertillo?

BOLIVAR AH AH AH!...e allora ¡bom liga!… buona fortuna!... ne avrete bisogno!

[...]

NATHAN è chiaro che solo voi, qui, avreste avuto gli uomini e i mezzi per far fuori l’intera spedizione senza lasciarne traccia!

BOLIVAR ¿ansíñ ès un acusação?... mi state accusando agente Never?


Purtroppo, però, in redazione saltò fuori una domanda scomoda: “ma perché ‘sta gente parla ripetendo due volte le stesse cose in due lingue diverse?!” e se qualcuno aveva sollevato questo dubbio, quanti, tra le decine di migliaia dei nostri lettori, se lo sarebbero chiesto?

Così, a malincuore, ho deciso di rivedere il tutto, eliminando ogni ripetizione, e lasciando appena una flebile traccia dello strano linguaggio in tutta la storia.

A malincuore sì, ma quando si fa questo mestiere bisogna sempre ricordarsi che qui si fa fumetto popolare (il quale nasce da necessità editoriali su una richiesta del pubblico di massa), perciò le velleità autoriali, quando non trovano spazio, devono essere messe da parte senza troppi rimpianti!... Questo è il prezzo da pagare per avere decine di migliaia di lettori, e non solo poche centinaia...

4 commenti:

CREPASCOLO ha detto...

La parola Portuñol mi piace molto. Potrebbe essere un farmaco alternativo che garantisce la Serenità alle anime perse in un song di un cantautore nostrano che abbia passato anni sognando il Parador di Igort e le fiabe di Benni.
Condivido - a malincuore,sia chiaro - l'istanza della redazione SBEllica. La gente NON ripete due volte la stessa parola in due lingue. Nei comics. Nella vita vera, nella Realtà Prima la faccenda è un'altra. Da anni, una volte alla settimana, apro la porta ad una ragazza boliviana che pulisce e stira per la Crepascolo family. Lavora parecchio nel multi-etnico quartiere Isola di Milano e conosce colleghe cinesi, arabe e Klingon. Oltre tutto è cattolica evangelica - le loro messe sono una via di mezzo tra il rave, il remake dei Blues Borothes ed il monologo a la Bob Saviano - il che la affratella agli scalmanati della Kiesa Koreana Karaoke che salmodiano sotto la finestra del mio studio.
Oggi Tricia parla un italiano discreto, ma non è infrequente che io le chieda se '' ha nettatu il parket con il Nobolla '' o se '' può ferrare primero le microkamisie di Crepascolittle ''.
Considerato l'eterogenea massa umana che popola lo Scalo Farini
( i trans del Monumentale, le Triadi emo di Sarpi )sto meditando la stesura di un atto unico - qualcosa sospeso tra I Legnanesi e Priscilla la regina del deserto - recitato in uno slang che abbia elementi della neo lingua di Orwell, tic della Arancia di Burgess e sonorità dei dialetti sardi arcaici seminati in vecchi Nat Never. Vedremo.

comativa ha detto...

minchia che commento..
ancora non ho letto lo speciale, sono dentro un libro assurdo da cui non riesco ad uscire..

Rainulfo ha detto...

@Crepascolo: ti ho già detto che sei un fantastico pazzo?... sì, te l'ho già detto, ma lo sai che ripeto sempre le stesse cose!
p.s.: voglio la colf klingon! :)

@Comativa: provato a farti strada a colpi di forbici? :)
Se ti fa piacere il "mal comune" sappi che anch'io sono incastrato con la terza parte di Queste Oscure Materie (la bussola d'oro) da più di tre anni! :-O

Marco Filippone ha detto...

per anni sono andato in un bar di trento dove la barista cubana mi offriva un favoloso caffè d'orso (orzo) mi piaceva l'idea della forza che poteva darmi un caffè del genere...peccato che ora la ragazza sia andata via ed il caffè è tornato di orzo...Insomma le storpiature della lingua alle volte sono interessanti e da una settimana a questa parte mi piace usare il termine "peligroso".grazie Rainulfo!